Antonello Cabras (2011)

«Pd in crisi di rappresentatività»
Il partito deve aprire una riflessione profonda
Il voto si rispetto, ora il candidato è Zedda
da La Nuova Sardegna del 3 febbraio 2011

CAGLIARI. Antonello Cabras, membro della commissione Esteri del Senato, è ancora a New York per un vertice dei parlamentari della Nato. E lì ha iniziato anche a riflettere sulla pesante sconfitta subita da lui e dal Pd alle primarie del centrosinistra per la scelta del candidato sindaco di Cagliari. A batterlo è stato il consigliere regionale vendoliano Massimo Zedda. Si apre un dibattito in vista della direzione di lunedì prossimo, che si annuncia burrascosa.

— Antonello Cabras, si aspettava questo risultato?
«No, non me l’aspettavo».

— Non aveva messo nel conto la sconfitta?
«Questo sì, come si fa ad ogni elezione».

— E allora?
«Non ci si attendeva un’affluenza così al di sotto di tutte le precedenti consultazioni dello stesso tipo».

— Qualcuno sostiene che proprio a causa del basso numero di elettori le primarie di domenica scorsa non sono credibili. Per Cagliari bisogna cercare un altro candidato della coalizione o lei pensa che vada rispettata l’indicazione di Massimo Zedda?
«Non è serio cambiare regole a partita in corso, per me si deve rispettare l’esito del voto. Diverso è per chi ha deciso di non partecipare e lo ha dichirato prima».

— Quali sono, secondo lei, le cause della sconfitta?
«Penso che una ragione, non la sola, sia da attribuire ad una assenza di motivazione».

— Causata da che cosa?
«Gli elettori del Pd hanno giudicato non utile o necessario andare a votare, in parte per una sbagliata percezione sulla inutilità del voto».

— Una percezione frutto di che cosa?
«Di diversi fattori: candidato unico del Pd, candidato non gradito, candidato sicuramente vincente, primarie non condivise come metodo di scelta».

— A Cagliari il Pd ha tanti big, ma alle primarie il partito ha avuto meno voti che a Carbonia.
«Non credo ci sia qualcuno disposto a credere che in presenza di una competizione interna al Pd, con due candidati alle primarie, si sarebbero raccolti 1900 voti in due. In quel caso, come è noto, io non ci sarei stato».

— Pensa di essere stato vittima di giochi interni?
«Giochi interni non li vedo, sarebbero emersi nella fase preliminare. Non ho chiesto di essere candidato, ho accettato una proposta in una situazione considerata da tutti eccezionale».

— C’è chi dice: Cabras era il candidato giusto per le elezioni vere, non l’ideale per le primarie. Lo pensa anche lei?
«Conosco la tesi. Può essere, ma non esiste la prova».

— Cosa significa questo risultato per il Pd?
«Il risultato merita un’attenta valutazione, cosa che è obbligo fare».

— Ha ragione la minoranza a chiedere le dimissioni di Silvio Lai e l’azzeramento della situazione nel partito?
«Sarei meno propenso ad aprire una crisi interna in un momento come questo. Il Pd non ha dato una prova all’altezza di cio che rappresentava».

— Che fare, ora?
«Occorre stringere i tempi per comporre la coalizione e definire il programma per la sfida con il centro destra. Gli elettori, in particolare quelli del Pd, hanno bisogno di essere motivati e impegnati più di quanto si è visto finora».

— Ma davvero crede che il centrodestra sia battibile?
«Sono ancora convinto di sì, in particolare in questo momento».

— Il Pd si è fidato troppo dei sondaggi favoroli?
«I sondaggi sono uno strumento utile ma non il solo. Quando i votanti si riducono troppo l’affidabilta si riduce e si hanno sorprese».

— Il partito sta perdendo sempre di più il rapporto con i cittadini?
«Il Pd ha un gruppo dirigente eletto con le primarie poco più di un anno fa. Se si prende una decisione unanime che non trova riscontro occorre interrogarsi perché c’è una crisi di rappresentatività. E vale per tutti, non solo per il segretario».

— Come intercettare la voglia di cambiamento?
«La voglia di cambiamento va corrisposta usando insieme all’anagrafe il criterio di ragionevole adeguato profilo alla funzione. E’ vero che tutti possono ma non è sempre che tutti sanno fare tutto».

— L’ennesima sconfitta in una grande città come Cagliari dice che il Pd attrae poco il popolo delle primarie su cui invece puntava per il rilancio. Le primarie sono da mantenere?
«Sì, le primarie sono un’innovazione da mantenere, ma occorre regolarle meglio. In America ci si iscrive per votare prima ancora di sapere chi si candida».