Pietro Soddu (2011)

«Federalismo? No, un inganno»

«L’isola pagherà un prezzo doppio, serve una svolta, il Pd si fidi dei più giovani. Cappellacci non è causa ma effetto del declino, il Consiglio non sa cosa scegliere, non so perché la Chiesa appoggi il Cavaliere
La Nuova Sardegna del 6 febbraio 2011

di Filippo Peretti

CAGLIARI. Pietrino Soddu lancia l’appello alla mobilitazione politica dei sardi contro il «finto federalismo» di Berlusconi e Bossi. In questa intervista l’ex presidente della Regione critica anche la giunta Cappellacci e il Consiglio regionale. E suggerisce una ricetta al Pd.
 — Pietro Soddu, come giudica questo nuovo caso sul federalismo?
 «Ha ragione Di Siervo, il presidente della Corte costituzionale: chiamare federalismo un sistema di tasse municipali è una bestemmia giuridica. Io direi, in aggiunta, che è un pericoloso inganno».
 — Pericoloso?
 «Del federalismo è rimasto solo il nome. Berlusconi e Bossi, con Tremonti in regia, stanno facendo ben altro».
 — Che cosa?
 «Pezzo dopo pezzo stanno costruendo uno Stato conservatore del tutto liberista».
 — Quali sono i passaggi principali di questo progetto?
 «Guardiamo il welfare e le mosse sulle relazioni industriali e sindacali: si vogliono mettere in discussione i diritti fondamentali di cittadinanza e di equaglianza e lo stato sociale moderno. E questo si inserisce in una crisi politica ed economica più vasta e dagli esiti del tutto incerti».
 — Ma il federalismo politico non dovrebbe essere l’antidoto della crisi politica e istituzionale?
 «E infatti di federalismo politico la Lega non parla più».
 — Perché?
 «Con il finto federalismo la Lega assicura al Nord la fetta grossa delle risorse finanziarie e, da Roma, può condizionare il Sud».
 — Ma la Lega non può pensare di stare eternamente al governo centrale.
 «Guardi, la Lega assomiglia al vecchio Psi.
 — Quello della rendita di posizione?
 «Oggi Bossi è l’unico a poterla esercitare».
 — Anche con il Pd?
 «Bersani gli sta facendo grandi aperture perché ha capito che la Lega governa con chiunque».
 — E’ una tattica per mandare a casa Berlusconi.
 «Sì, ma sul resto, anche nel Pd, non c’è una precisa consapevolezza dei tre elementi della crisi epocale che stiamo vivendo: quella politica-istituzionale, quella economica sul riassetto capitalistico e quella sociale legata ai diritti».
 — Qual è la cosa che rimprovera di più a Berlusconi?
 «L’aver esasperato l’egoismo, il privato, il successo, il voler dimostrare che non servono impegno, studio, organizzazione e che basta affidarsi alla leadership populistica».
 — Eppure è appoggiato dal voto moderato che una volta era della Dc.
 «Da cattolico non capisco perché la Chiesa continui in questo rapporto privilegiato visto che il modello Berlusconi è l’opposto della cultura cristiana. Cosa che non scambierei con l’esenzione dell’Ici e i finanziamenti alle scuole private».
 — Pensa che Berlusconi crollerà?
 «Di una cosa non riesco a capacitarmi: com’è possibile che non ci siano nel centrodestra alla Camera dieci-quindici uomini giusti a dirgli basta. E’ inconcepibile che persino i più anziani pensino solo alla poltrona e accettino tutto».
 — Veniamo alla Sardegna.
 «Con questo federalismo rischia di essere bastonata non una ma due volte».
 — Per via del doppio gioco della Lega?
 «Certo, i sardi perdono soldi a favore del Nord e nel rapporto con lo Stato devono fare i conti con un governo dominato dagli stessi che controllano le Regioni ricche».
 — Qual è lo stato di salute della Sardegna?
 «La vedo vivere alla giornata, senza una meta, senza una bussola, senza uno scopo. La presidenza Soru avrebbe avuto bisogno di maggiore tempo».
 — Assegna particolari responsabilità alla giunta Cappellacci?
 «No. Fa danni, ma non è in grado di farli in maniera consapevole. Il governo Cappellacci non è la causa ma l’effetto del declino».
 — Lei ha dichiarato da tempo che l’esperienza dell’Autonomia speciale è finita e propone la Sovranità.
 «La fa se dell’Autonomia si è esaurita, ma il Consiglio regionale non ne ha voluto prendere atto. L’ha rilanciata con l’idea di riscrivere lo Statuto mettendoci dentro un po’ tutto, io preferivo la scelta di una strada nuova».
 — Ma la Consulta ha già bocciato il termine sovranità.
 «Io lo uso per esprimere la volontà dei sardi di autogovernarsi».
 — Ma tra i sardi c’è questo sentimento?
 «Al momento non lo vedo».
 — E dunque?
 «Se ai sardi diciamo che stiamo diventando subalterni su tutto può darsi che venga fuori la voglia di reagire».
 — C’è però la battaglia sulle nuove entrate fiscali.
 «E’ giusta, ma la vertenza non può essere rivolta esclusivamente a difendere le risorse. Dobbiamo parlare di diritti, di autogoverno, di modello di sviluppo».
 — Ci conviene l’autogoverno?
 «E’ come la fuga degli ebrei dall’Egitto, quando in mezzo al cammino piangevano perché, almeno per il mangiare, stavano meglio prima. Nessuno ti dà niente gratis, la libertà ha sempre un prezzo da pagare».
 — Eppure la parola indipendenza non è mai stata usata come oggi.
 «E’ vero, ma non ho capito bene se per favorire o per ostacolare il percorso».
 — Da cinque mesi la commissione Autonomia del Consiglio regionale, che avrebbe dovuto scrivere la bozza dello Statuto, non si riunisce perché non trova l’accordo sul presidente.
 «E’ gravissimo, ma mi sembrerebbe strano che il Consiglio fosse paralizzato da una nomina».
 — E da che cosa, allora?
 «La verità è che forse non sa che cosa fare».
 — Pessimista?
 «Non lo voglio essere. Ma l’altro giorno ho visto in televisione filmati di vent’anni fa. C’era Felice Floris a capo della rivolta dei pastori. Diceva le stesse cose di oggi. In vent’anni non è successo nulla, siamo alla stagnazione».
 — Rassegnato?
 «No, dispiaciuto che un panorama così vasto per la progettazione politica non venga utilizzato».
 — La politica e i partiti sono in crisi.
 «Lo ha spiegato bene Antonello Cabras dopo la sconfitta alle primarie: è crisi di rappresentatività».
 — Si spiega così la bassa affluenza alle primarie del centrosinistra?
 «I cittadini sentono che c’è qualcosa che non funzione ma nessuno glielo sa spiegare bene».
 — Che fare?
 «Penso al Pd: deve essere innovativo per rappresentare la società di oggi e non quella di ieri».
 — C’è chi dice che mancano i giovani.
 «I giovani ci sono, bisogna scoprire i nuovi leader, scommetterci, buttarli a nuotare».
 — Cosa pensa di Massimo Zedda, il giovane di Sel che ha battuto Cabras alle primarie di Cagliari?
 «Ha un buon linguaggio, pragmatico, moderno, non settario. Non è male. Secondo me può vincere».