Sergio Mattarella (1999)

"L'Intesa con la Sardegna verrà attuata"
Nuovo "no" del vice premier a Berlusconi: "Forza Italia è di destra"
da La Nuova Sardegna del 7 giugno 1999
di Filippo Peretti
Il vice premier Sergio Mattarella, uno degli uomini di punta del Ppi, ha partecipato a Cagliari a una manifestazione a sostegno del Centrosinistra e del candidato alla presidenza della Regione, Gian Mario Selis.

Nella terrazza di un albergo del centro, per un cocktail, erano presenti i leader di altri partiti della Coalizione autonomista, candidati, esponenti del mondo bancario, industriale e dell'associazionismo, ai quali prima Selis e poi Mattarella hanno sottolineato il significato nazionale e regionale dell'alleanza strategica tra il centro e la sinistra, di cui il vice premier parla in questa intervista rilasciata alla "Nuova".


Onorevole Mattarella, il governo D'Alema ha sottoscritto il 21 aprile l'Intesa istituzionale con la Regione. Le opposizioni hanno detto che si tratta solo di "propaganda elettorale". Lo Stato rispetterà gli impegni?
"Questo è un governo serio, che rispetta gli impegni. E, con l'Intesa, siamo di fronte a qualcosa di molto di più di un impegno. E' un accordo forte, felice, con finanziamenti certi, che sarà rispettato. Per certi aspetti è un metodo che anticipa il federalismo per le Regioni ordinarie e che, per la Sardegna, rafforza l'autonomia speciale, in quanto prevede forme di codecisione e cogestione".

Il federalismo si farà?
"Il governo ha proposto al Parlamento un disegno di legge di modifica alla Costituzione in senso federale".

La firma dell'Intesa non ha escluso il ricorso a un nuovo, il terzo, piano di rinascita. Il governo ha assunto un impegno?
"Sicuramente sì. E mi è piaciuto l'approccio che la Sardegna vuole dare al piano di rinascita, puntando con determinazione sulla scuola, sulla formazione dei giovani, nella ricerca scientifica e tecnologica, settori decisivi per l'Italia e, in particolare, per la ripresa dello sviluppo nelle Regioni più deboli. E' un investimento anche economicamente intelligente perché si riverbera negli anni prossimi, immediati, come capacià professionale".

Un altro tema decisivo per la Sardegna è quello della legalità e della sicurezza. E allo Stato si rimproverano dei ritardi.
"Anche questo è un tema decisivo, anche per la Sardegna. Pur sapendo che negli ultimi tempi ci sono stati risultati importanti tali da scoraggiare la criminalità e che lo Stato sta compiendo uno sforzo straordinario con una presenza attiva che va oltre la media nazionale, il governo non ha certo intenzione di abbassare la guardia. I ministri Jervolino e Diliberto stanno facendo un ottimo lavoro, parlerò con loro per vedere quali iniziative ulteriori si possono prendere e in quali tempi".

Veniamo ai temi politici di questa campagna elettorale, che continua a essere caratterizzata soprattutto tra i partiti del centro. Lei è favorevole a una riaggregazione delle forze moderate?
"Certamente sì, ma precisando che il centro alberga nel centrosinistra in un rapporto di equilibrio con la sinistra".

Cosa significa equilibrio?
"Innanzitutto significa una giusta coesione dell'alleanza. Equilibrio non significa parità di numeri. Anche se occorre che non vi sia un ampio squilibrio numerico".

Esclude una possibilità di dialogo con Forza Italia, con la quale siete divisi sulla collocazione nel Partito popolare europeo?
"Bisogna precisare con chiarezza che Berlusconi, benchè voglia far credere il contrario, non fa parte del Ppe. C'è stata solo la iscrizione individuale degli europarlamentari di Forza Italia nel gruppo dei popolari europei".

Perché siete contrari all'adesione di Forza Italia nel Ppe?
"Siamo contrario per come è Forza Italia, che davvero non ha nulla a che vedere con la cultura, la tradizione e la politica dei popolari italiani ed europei. E' un'altra cosa, rispettabile, ma diversa. Forza Italia è di destra. E non diventa di centro solo per il fatto che Berlusconi dice che è di centro".

I rapporti tra il Ppi e la sinistra, come ha dimostrato anche il caso del Quirinale, non sono buoni, anche se in Sardegna va un po' meglio perché siete riusciti a ottenere, con Gian Mario Selis, la leadership della Coalizione autonomista. Volevate realizzare la stessa operazione per il capo dello Stato?
"Sono due cose diverse. Intanto perché la vicenda del Quirinale si è chiusa bene con l'elezione di Carlo Azeglio Ciampi, alla quale abbiamo contribuito in maniera convinta. La candidature del nostro Gian Mario Selis alla presidenza della Regione, certo, rafforza il vincolo, sottolinea il peso e l'importanza strategica del centro nel centrosinistra. Perché questa alleanza, in cui crediamo, vince se è forte al centro".

Parlando a Cagliari è sembrato ottimista. Perché?
"Perché ho potuto riscontrare un buon rapporto, anzi direi un vero e proprio raccordo, tra la vita politico-istituzionale e la società civile. La classe dirigente è fatta di tanti segmenti: industria, sindacato, informazione, politica. E la politica è il punto di raccordo. Se si interrompe il suo ruolo di cerniera, la politica diventa asettica e non c'è più governo della società. La politica non deve inventarsi le soluzioni. E questo raccordo migliora se nelle istituzioni ci sono anche rappresentanti della società che possono portare esperienze nuove".