Bruno Murgia (6-2011)


"Il Pdl non è mai nato"

Da La Nuova Sardegna

di Filippo Peretti

 - Bruno Murgia, cosa pensa di Alfano?
 «E' equilibrato, capace e dialogante».
  - E' quello che si aspettava dopo la sconfitta?
  «Il segnale è chiaro: va rifatto il partito».
  - Come rifarlo?
  «Bisogna uscire dallo schema delle correnti».
  - Su quali linee?
  «Il partito del capitalismo solidale, moderato e popolare di ispirazione cattolica».
  - Funzionerà il rinnovamento?
  «La gente ci chiede partecipazione, innovazione, modernità».
  - Modernità?
  «Certo, come sull'ecologia e il paesaggio».
  - Come spiega la sconfitta in Sardegna?
  «Abbiamo pagato il trend nazionale, ma non solo».
  - Cos'altro?
  «Non abbiamo saputo leggere la società e i suoi bisogni».
  - Iniziamo dal partito nell'isola. Quali colpe?
  «Difficoltà a fare i cambi interni».
  - Lei ha sempre parlato di partito sardo.
  «Sì, federato con Roma. Autonomia moderna per inserirci nel mondo globalizzato».
  - Vuole separarsi da Roma, ma siete accusati di sudditanza.
  «Non siamo stati sudditi».
  - Invece giunta e Pdl sono sotto accusa.
  «Roma non ci ha mai ordinato niente. Il problema è che per noi il governo ha fatto poco».
  - Un ministro sardo?
  «Sarebbe utile».
  - I dirigenti vanno eletti o nominati?
  «Eletti. Un partito deve saper dibattere e scegliere».
  - Dica la verità: il Pdl non le piace.
  «Non mi piace il nome: non ha fascino».
  - E oltre il nome?
  «Il Pdl non è mai nato, siamo ancora alle quote».
  - Aveva ragione Fini?
  «No, ha sbagliato ad andarsene. Guardi i suoi voti».
  - Il Pdl finirà col Capo? 
 «Dobbiamo evitarlo con le idee, che sopravvivono ai leader».
  - Vede un fuggi fuggi?
  «Il rischio c'è».
  - Colpe di Cappellacci?
  «L'azione va rilanciata».
  - Pensa a una crisi in Consiglio regionale?
  «No. I consiglieri non hanno voglia di dimettersi».
 - Teme il disimpegno degli alleati?
  «Se fossi Cappellacci sarei preoccupato».