Bruno Murgia (5-2011)

«Esperienza e cambiamento»

La Nuova Sardegna del 26 maggio 2011

 — Bruno Murgia, da Nuoro chi voterebbe come sindaco di Cagliari?
 «Massimo Fantola».

 — Per ragioni di schieramento?
 «Non solo, ci mancherebbe. Lo conosco da tanti anni e l’ho sempre stimato. Puà fare cose positive e concrete».


 — Politicamente non siete stati sempre in sintonia.
 «Lasciamo stare le storie dei nostri partiti. Fantola è un riformista autentico, con lui ho lavorato sui referendum, sulle proposte per le primarie e per la nuova politica anche fuori dagli schemi tradizionali».

 — Non fa parte, però, del centrodestra doc.
 «Appunto. E’ un arricchimento, apre a nuovi mondi, guarda con convinzione alla Chiesa, al volontariato, all’università».

 — Il voto di Cagliari è un test politico per la giunta Cappellacci?
 «Peserà molto».

 — E’ un rischio?
 «Chi governa rischia sempre più degli altri. E’ stato lo stesso Berlusconi a dirlo».

 — Cosa pensa del cagliaricentrismo?
 «Non mi piace».

 — Perché?
 «Come politico delle zone interne dico che troppe decisioni riguardano Cagliari».

 — Il sindaco di Alghero, Tedde, ha detto che è colpa anche dei politici del resto dell’isola.
 «Ha ragione. Sta a noi cercare di riequilibrare».

 — C’è il rischio di un neo-campanilismo?
 «La formula è il riequilibrio. Il cagliaricentrismo non fa bene alla Sardegna e, vista la crisi, neanche a Cagliari».

 — La Lega chiede lo spostamenti di alcuni ministeri a Milano. E’ d’accordo?
 «Assolutamente no».

 — E lo spostamento di assessorati regionali?
 «Ancora di meno».

 — Non servirebbe per il riequilibrio?
 «Contano le teste, non le sedi. E non parlo solo dei politici».

 — E di chi altro?
 «Della classe dirigente in generale. Le nomine riguardano quasi sempre cagliaritani. E ci si muove sempre in quell’acquario».

 — Si stava meglio quando ad esprimere i presidenti della Regione erano Sassari e Nuoro?
 «All’epoca c’era più politica, ora prevale il peso economico».

 — Cosa pensa di Cagliari capitale?
 «Dico che non lo è».

 — Perchè no?
 «Se lo fosse verrebbe percepita come tale».

 — Cosa dovrebbe cambiare?
 «Va rotto in maniera dinamica lo storico rapporto tra sindaco di Cagliari e presidente della Regione».

 — Quale dovrebbe essere il compito del sindaco?
 «Per la forza che rappresenta dovrebbe essere una sorta di controparte della Regione. Guadagnerebbe sul campo la leadership».

 — Lei sostiene Fantola. Sarebbe in grado di svolgere quel compito?
 «Sì, ha statura, esperienza, capacità tecniche e intellettuali e la libertà di fare politiche oltre gli schieramenti».

 — Cagliari che interesse ha ad agire anche per gli altri Comuni?
 «Se, come dice, vuole diventare una delle capitali del Mediterraneo deve prima diventare la capitale riconosciuta della Sardegna».

 — Il primo turno non è stato positivo. Fantola è in grado di recuperare?
 «Sì e lo sta facendo. La coalizione è più forte e più compatta».

 — Fantola, che ha sempre combattuto la partitocrazia, rischia di venirne travolto?
 «Auspico che rompa gli schemi anche stavolta e sia davvero autonomo nel formare la giunta».

 — Cosa mi dice della crisi del centrodestra?
 «Intanto aspettiamo i ballottaggi. In ogni caso è già emersa, in tutta Italia e in Sardegna, l’esigenza del Pdl di riorganizzare politiche e programmi. Serve una riflessione profonda».

 — Cosa pensa di Zedda?
 «Può apparire più attraente perché giovane, sta interpretando bene la voglia di cambiamento, ma non mi ha fatto certo una impressione eccezionale».