Romano Prodi

da La Nuova Sardegna
7 febbraio 1999


«Lista unica dell’Ulivo sardo»

Parla l’ex premier: «La Sardegna
deve avere un europarlamentare»
«Risolvere il problema dell’instabilità»

di Filippo Peretti

— Professore come sta?
«Benissimo».

Con la risposta, accompagnata dalla risata che ormai tutti riconoscono, Romano Prodi sembra voler sottolineare la sicurezza e la serenità con cui sta affrontando la nuova sfida, un’impresa forse ancora più difficile di quella che lo aveva portato a Palazzo Chigi e che, sin dalle prime battute, lo ha rimesso al centro dell’attenzione generale e nel punto nodale dello scacchiere politico. Ventiquattr’ore dopo il «grande annuncio», nella sua casa bolognese, con a fianco l’amico-stratega-braccio destro Arturo Parisi, l’ex premier ha ancora voglia di parlare del progetto e di parlare anche di Sardegna.

— Professor Prodi, la Sardegna sarà il primo banco di prova per i Democratici per l’Ulivo.
«Ho sentito che c’è l’intenzione di fare la lista unica dell’Ulivo in Sardegna. E’ un progetto che ho proposta per l’intero Paese e il fatto che se ne parli in Sardegna mi fa particolarmente piacere. E’ una cosa utile, speriamo che sia in grado di consentire l’elezione di un parlamentare sardo, perchè l’isola ha interessi specifici, di cui ho discusso con i capi di Stato, ad esempio per i criteri sulla permanenza nell’Obiettivo 1. E quando si discuterà ancora del problema delle isole, ci dovrà essere chi nel Parlamento europeo dovrà mettere in evidenza il problema della Sardegna. Se la lista unica può servire trova tutto il mio appoggio e tutta la mia adesione».

— In Sardegna si voterà anche per le regionali. Ci sarà anche la lista dei Democratici per l’Ulivo?
«Non abbiamo ancora affrontato il problema specifico. Il nostro obiettivo di carattere generale è quello di dare maggior forza e maggiore unità alla coalizione. E seguiremo questa che per noi è una dottrina».

— Circola già la voce dell’adesione del presidente Federico Palomba. Le risulta?
«Non ho avuto riscontro diretto. La nostra è una formazione aperta e siamo ben lieti di ricevere chi condivide i nostri obiettivi, il bipolarismo, il federalismo, il decentramento, eccetera».

— Il problema dell’instabilità avvertito con la crisi del suo governo è stato particolarmente sentito alla Regione nella ultima legislatura...
«E proprio su questo problema che sto facendo questa azione. Perchè vedo la tragedia della instabilità, dappertutto. Ci vuole invece certezza che un governo duri per l’intera legislatura, altrimenti ogni volta i progetti devono ripartire daccapo e non si sa mai chi è l’interlocutore. Ci siamo opposti ai ribaltoni, che sono lontani dalla nostra cultura».

— Dopo gli impegni preelettorali del 1996, lei firmò a Palazzo Chigi nel 1997 il protocollo d’Intesa con la Regione su metano, trasporti, lavori pubblici, pubblica amministrazione, formazione. Ma l’Intesa non è stata ancora firmata.
«La causa va ricercata nella discontionuità, nel fatto che ogni volta si è costretti a ricominciare daccapo. Parlo dell’instabilità nazionale e regionale, perchè in fondo il problema è lo stesso, è uguale. Ma voglio dire che se posso dare una mano, me lo si dica, lo farei volentieri».