Renato Soru (2012)

"Il futuro non è fatto di cemento"
di Filippo Peretti
da La Nuova Sardegna 12 luglio 2012
Si riapre lo scontro politico sul Piano paesaggistico. Renato Soru, il padre del testo ancora in vigore, si scaglia con forza contro le "idee guida" consegnate martedì al Consiglio regionale dal suo successore, Ugo Cappellacci.

Sarà il presidente della giunta, domani, a illustrarle in aula. E, come anticipa l'ex governatore in questa intervista, sarà subito battaglia.

Renato Soru, cosa non le piace del testo preparatorio del futuro Ppr?
«Tutto. Sono molto preoccupato, c'è un nuovo assalto alle coste e ora c'è persino la cementificazione delle campagne. Chi ha a cuore il futuro dell'isola deve reagire».

Il centrodestra dice che è stato il suo Ppr a riaprire la cementificazione delle coste con le deroghe e a impoverire le campagne con norme troppo restrittive.
«Sono falsità, lo abbiamo chiarito più volte ma loro fanno finta di non aver capito solo per poterci accusare di essere stati severi con tutti tranne che con i nostri amici».

Il suo Ppr aveva dichiarato che l'intera fascia costiera è un bene paesaggistico da tutelare, ma aveva previsto delle deroghe. Cappellacci afferma invece che la fascia costiera non è di per sé un bene paesaggistico ma va qualificata come sistema ambientale ad alta intensità di tutela, con la previsione di proteggere le zone pregiate. Sono due impostazioni molto diverse.
«Certo, loro fanno questo riferimento alle deroghe, che come ho detto è fondato su una falsità, per poter restringere gli spazi di tutela e liberalizzare gran parte della costa».

Lei difende la sua visione?
«Sicuro. La costa è un bene paesaggistico nel suo insieme, non ci sono tratti più o meno interessanti. Dopo che il 50 per cento è stato consumato, a maggior ragione dobbiamo tutelare la parte intonsa».

Questo significa bloccare tutto?
«Assolutamente no, significa dare all'uomo la possibilità di avere un atteggiamento più intelligente e rispettoso proprio per garantirsi un futuro».

Come?
«Noi abbiamo puntato sul recupero, le ristrutturazioni, il riuso. Basta girare lungo la costa per vedere quanti errori ci sono da correggere, quanti scempi da riparare: cave in riva al mare o seconde case da trasformate in alberghi. Si possono fare investimenti senza consumare altro territorio».

Lei dice che il caso deroghe è fondato su falsità. Ma quelle volumetrie sono state approvate davvero dopo il Ppr.
«Sì, ma le deroghe non sono sui vincoli, sono sulle procedure. Quello che è stato autorizzato era compatibile con il Ppr. Su proposta dei Comuni e d'intesa con Regione e Province, sono stati semplicemente anticipati i tempi, anziché attendere sino a due anni per l'adeguamento del Puc».

Quei progetti sarebbero stati approvati ugualmente?
«Sono stati solo anticipati i tempi».

Perché avete previste le deroghe? Per favorire gli amici, come dice il centrodestra?
«Lo abbiamo fatto proprio per evitare che tra l'approvazione del Ppr e l'adeguamento dei Puc si bloccasse tutto. E abbiamo consentito di far partire progetti considerati strategici dai Comuni, non da noi. E inoltre, la deroga è uno strumento provvisorio: non ci sarà più dopo gli adeguamenti dei Puc».

Le "idee guida" della giunta Cappellacci sostengono che prevedendo vincoli in zone specifiche si garantisce meglio la tutela. Perché lei difende la tutela generalizzata della fascia costiera?
«La nostra è stata una scelta difficile ma lungimirante. La fascia costiera è un bene paesaggistico nel suo insieme, come un essere umano, non può essere diviso per parti. Io dico: anziché fare passi indietro, ora esercitiamoci a preservare la parte sana e a migliorare ciò che è stato realizzato negli anni. C'è molto lavoro da fare».

Si dice che i vincoli bloccano tutto e non danno lavoro.
«L'unica cosa che abbiamo bloccato è lo scempio sconsiderato, lo spreco. Vogliamo costruire ancora? Abbiamo il maggior numero di seconde case in proporzione al numero degli abitanti, quindi dovremmo essere i più ricchi d'Italia. Questa è la prova che il cemento inutile rende più poveri».

Passiamo alla parte delle zone rurali.
«Anche qui la giunta propone una cosa scellerata. Il mondo ha capito che non c'è cibo per tutti, grandi potenze si fanno guerre alla ricerca di terreni fertili, si parla di produzioni a chilometro zero, si ritorna agli orti, e qui cosa si fa? Si pensa di rendere edificabili anche le campagne».

Si riferisce alla questione del lotto minimo di un ettaro?
«Non solo. È allarmante la visione di chi crede solo nel cemento e adesso, mentre ci sono dappertutto case inutilizzate e la finanza è andata in crisi proprio per questo, vuole portare la speculazione edilizia nell'agro. L'agricoltura sarebbe definitivamente condannata e invece deve avere un futuro con un moderno e garantito lavoro produttivo».