Giommaria Uggias (2009)

"I giovani sono i più europeisti"
La Nuova Sardegna del 4 giugno 2009
di Filippo Peretti
Unico candidato sardo dell’Italia dei Valori, Giommaria Uggias confida nell’elezione al Parlamento europeo. Non confermato a febbraio in Consiglio regionale pur essendo stato il più votato del  partito (scherzo del meccanismo elettorale), punta sull’annunciato exploit del movimento di Antonio Di Pietro: «Sappiamo unire opposizione e proposte».

 - Giommaria Uggias, lei è uno dei pochi candidati che non si è lamentato della disattenzione per le elezioni europee. Dove ha trovato il maggior interesse?
 «Tra i giovani, in particolare gli studenti universitari».
 - Sanno che in Europa si gioca il loro futuro?
 «Sì, lo percepisci chiaramente. Ho avuto diversi incontri, tutti davvero molto interessanti».
 - Qual è il loro atteggiamento?
 «Ormai sono dentro le dinamiche europee. Prenda gli studenti di agraria, ne ho parlato a Sassari. Scelgono la tesi di laurea sulla base delle coltivazioni su cui punta l’Unione europea».
 - Sono informati?
 «Abbastanza ma non a sufficienza».
 - Come rimediare?
 «Io mi sono impegnato a creare un canale di collegamento permanente con le università sarde».
 - Non esiste un apposito ufficio della Regione?
 «Sembra più un ufficio di rappresentanza».
 - A proposito degli studenti, cosa pensa del master&back?
 «Sono favorevole, ma va perfezionato, sta diventando un master&go, cioé senza il ritorno».
 - Cosa va cambiato?
 «Probabilmente va studiata una fase nuova, come gli stage obbligatori in un’azienda, in un ente o un un istituto di ricerca, purché in Sardegna».
 - C’è chi propone di rendere obbligatorio l’Erasmus. E’ d’accordo.
 «Sì, ha dato ottimi risultati».
 - Senta, sono vent’anni che la Sardegna non elegge un parlamentare europeo, com’è che proprio l’Idv spera di farcela?
 «I sondaggi ci dicono che c’è un seggio per l’Italia dei valori nel collegio delle isole».
 - Lo dicono per se stessi anche i candidati sardi di altri partiti.
 «Io confido nel fatto che i più votati dell’Idv opteranno per stare nel parlamento italiano o per il seggio di un’altra circoscrizione».
 - E i candidati siciliani?
 «Sono battibili».
 - Come fa a dirlo?
 «Sono l’unico sardo, loro dovranno dividersi i voti».
 - Si è candidato a fare che cosa per la Sardegna?
 «Intanto a rappresentarla. Conquistare un seggio sardo servirebbe a vincere una certa rassegnazione».
 - Esiste anche nella politica?
 «Eccome. C’è più battaglia per un posto nel consiglio comunale di un piccolo Comune».
 - Quali i temi che lei ha scelto?
 «Costo del denaro, trasporti, energia. Si decide tutto lì».
 - Può fare degli esempi?
 «Penso alle ferrovie. L’Ue vuole favorire questo tipo di trasporto, ma di fatto la Sardegna è isolata perché non c’è più il traghetto per i carri merci. Portare la Sardegna in Europa vuol dire applicare le politiche europee».
 - Come spiega che in questa campagna elettorale si parla poco di Europa?
 «Prevale nei grandi partiti l’attenzione per la politica interna».
 - Ma anche l’Idv è accusato di parlare d’altro e di essere giustizialista.
 «Non è così. Abbiamo scelto di restare fuori dalle polemiche sulle questioni private del premier»
 - Tranne che sul processo Mills?
 «Ma quello è un caso di giustizia, non di giustizialismo».
 - Avete annunciato la trasformazione da partito di protesta a partito di proposta, ma non si vede.
 «L’Idv è invece l’unico partito che si presenta con dodici punti programmatici, dall’energia contro il nucleare...
 - A proposito. Cosa dice dell’ipotesi di una centrale in Sardegna?
 «Qui siamo ancora più contrari, in coerenza con le indicazioni europee».
 - Veramente in Europa il nucleare c’è.
 «Ma l’Ue dice che vanno valorizzate le specifiche vocazioni territoriali. E noi siamo la patria del sole, del vento e delle correnti marine».
 - Il Pd vi accusa di portare via voti a sinistra e non al centrodestra. Fate il gioco di Berlusconi?
 «Gli elettori ci premiano per la nostra opposizione a Berlusconi. E inviterei il Pd a guardare fuori dal recinto del centrosinistra aniché guardare al nostro».
 - Siete comunque concorrenti.
 «Guardi, io ho accettato la candidatura non tanto per essere solo la bandiera di Idv, sono una persona di centrosinistra e chiedo ai sardi un voto come sardo che ha la possibilità di rappresentare l’isola».
 - Fermo restando che le polemiche col Pd non si esauriscono e che lei, ex Margherita, non ha aderito a quel partito.
 «Sì, il Pd ha sbagliato le prime mosse, dalla vocazione maggioritaria alla classe dirigente eletta senza il voto di preferenza, ma penso che ci sarà spazio per un progetto riformatore che unisca tutte le forze progressiste».
 - Ha conosciuto Di Pietro quando lei era sindaco di Olbia. Subito feeling?
 «Nel 1997, come senatore del Muggello, mi inviò una lettera di sostegno per una duplice battaglia di legalità: il rinnovamento della classe politica e la chiusura dell’Iperstanda, con mia ordinanza».
 - Cosa le piace di Di Pietro?
 «E’ l’unico politico che parla con chiarezza. Sarà un po’ rude, troppo tagliante, ma sa ascoltare. E’ persona di dialogo».
 - Il suo giudizio sulla giunta Cappellacci?
 «E’ presto per giudicarne l’operato. Certo è che non si vede niente di concreto».
 - Se le aspettava così presto le polemiche nel centrodestra?
 «La Sardegna ha bisogno di risposte, mi sembra che la luna di miele stia già finendo».
 - Su cosa deve puntare la Sardegna per lo sviluppo?
 «Sulle vocazioni naturali».
 - Ricetta non nuova. Ma funziona?
 «Non ci sono alternative. Abbiamo ambiente, turismo, qualità della vita, produzioni agropastorali di eccellenza».
 - E la grande industria?
 «Dobbiamo difenderla ma pensando già alle riconvesioni».
 - In quale campo?
 «Progetti di filiera tra turismo, ambiente, agricoltura. E’ il modello della campagna senese, popolata di imprese sarde».
 - La Sardegna può avere di più dall’Europa?
 «Molto di più».
 - Nonostante l’uscita dall’Obiettivo 1?
 «Quello è un problema, perché abbiamo ancora un ritardo nelle infrastrutture».
 - Una battaglia che farà in Europa?
 «Per regole certe, senza discriminazioni».
 - A cosa si riferisce?
 «Guardi l’agricoltura e alle aziende a cui chiedono di restituire i contributi della legge regionale 44 perché considerati aiuti di Stato».
 - Gli aiuti di Stato sono vietati.
 «E perché l’Ue consente di aiutare Cai e Alitalia o le banche? Anche la nostra agricoltura ha bisogno di aiuti per evitare il tracollo».
 - La Sardegna ha la possibilità di competere sulla qualità dei progetti?
 «Le competenze ci sono, in tutti i settori».