Antonio Attili (2003)

«Aerei, grave il silenzio della Regione»
CAGLIARI. Antonio Attili, deputato dei Ds dal 1994 al 1999, è il padre della legge sulla continuità territoriale, argomento tornato di stretta attualità per le disfunzioni e le proposte di modifica.
Non rieletto dopo una legislatura (fu battuto dal forzista Giampaolo Nuvoli per 272 voti), Attili ha ripreso a insegnare nel liceo scientifico di Ozieri: storia e filosofia. Abbruzzese, si trasferì in Sardegna («su suggerimento di alcuni miei amici che avevano trovato il posto») dopo la laurea del 1971 e il servizio militare. «Pensavo di dovermi trattenere un anno - spiega - ma mi sono fermato». Sposato con una ozierese, ha due figli. Si sente sardo? «In quest’isola, è vero, io non ci sono nato - risponde - ma ho scelto di viverci. Non tradisco le mie radici, cui sono legatissimo, nel dire che mi sento profondamente sardo». Nei Ds è responsabile regionale del settore dei Trasporti e, a livello nazionale, dei collegamenti aerei.

 - Onorevole Attili, la continuità territoriale è tornata di stretta attualità. Ma, purtroppo, proprio in questi giorni è riesploso l’allarme terrorismo. Cosa ne pensa?
 «Sono fatti gravi ai quali bisogna reagire unitariamente».

 Perchè viene preso di mira il sindacato?
 «Forse per le recenti divisioni».

 C’erano dei segnali?
«Per quanto ne so io, no. Neanche minimi».

 Che fare?
«Istituzioni e forze sociali devono unirsi nella difesa delle istituzioni e della democrazia, senza ambiguità. Non possono essere battaglie di singole parti politiche».

 Eppure è stata notata l’assenza della Regione?
«E’ grave che giunta e consiglio regionale non si siano riuniti e che si sia aspettato la fine delle ferie».

 Veniamo alla legge sulla sulla continuità territoriale. Lei viene indicato come il padre...
 «Ed è la verità».

 ... ma cosa prova, ora, quando sente il Centrodestra che se ne vanta?
«Che è disonestà intellettuale, uno dei segni del degrado della politica».

 Mauro Pili parla di una propria conquista.
 «Lui per la continuità territoriale ha fatto solo una cosa, sbagliandola. E non è riuscito a spendere gli unici soldi che la Regione aveva stanziato».

 Prima di affrontare l’argomento, volevo chiederle cosa prova ad essere positivamente citato ma a non essere più parlamentare?
 «Un po’ di amarezza. Ma non solo».

 Cos’altro?
 «Molte soddisfazioni».

 In che senso?
 «Intanto mi gratifica l’essere stato utile».

 E poi?
 «Che ho avuto la bella fortuma di fare il deputato, cosa di cui sono grato al partito, alla coalizione e agli elettori».

 La sconfitta del 2001 brucia ancora?
 «No».

 Vuol dire che non ne ha sofferto?
 «Ne ho sofferto, eccome».

 Non se l’aspettava?
 «No».

 Come se l’è spiegata?
 «Il crollo della coalizione. Nel mio collegio le liste hanno preso il 30 per cento, io nell’uninominale il 45».

 La sconfitta era evitabile?
 «Certo. Le liste di Di Pietro, del Psd’Az, il disimpegno di Rifondazione... Di quelle migliaia e migliaia di voti sprecati, a me ne bastavano 273».

 Che il Centrosinistra fosse diviso lo sapeva anche prima del voto. Ci fu qualche sorpresa negativa?
 «Sì, che mi ha ferito».

 Quale?
 «A Porto Torres. Alle comunali abbiamo preso il 60 per cento, alle politiche il 30».

 Ha detto, comunque, di aver superato l’amarezza. Come?
 «Mi hanno dato conforto le lettere e i telegrammi che ho ricevuto: più o meno quanti quando venni eletto. E l’articolo di Manlio Brigaglia sulla Nuova, che appunto parlava di ingiustizia».

 Forse le battaglie generali non pagano?
 «Intanto nel sistema elettorale incide la polarizzazione. E poi il deputato è visto come un supersindaco del collegio».

 Cioè a Roma faceva cose importanti per la Sardegna ma nel collegio le chiedevano altro?
 «Esattamente. Ma non solo».

 E cioè?
 «Pensiamo alla bretella di Chilivani. Il ritardo aveva provocato la perdita di 260 miliardi per l’isola, io riuscii a trovare i soldi ma mi trovai contro il mio Comune, Ozieri».

 Si ripresenterà?
 «Come è scritto nell’Odissea, il destino degli uomini è sulle ginocchia degli dei».

 Cioè altri decideranno per lei?
 «No, alla fine decido io. Ma non sono uno che si candida».

 Ci saranno tre elezioni di seguito: provinciali, regionali e politiche.
 «Vedremo».

 Cosa pensa di Nuvoli?
 «Non penso».

 O non ci vuole pensare?
 «E’ che proprio non lo vedo. Ma è chiaro, sta vivendo un periodo difficile per il fallimento del Centrodestra. 
Non riescono a portare risultati».

 Veniamo alla “sua” legge. Come l’ha pensata?
 «Tutto è nato dal lavoro con Rino Canalis nell’assessorato ai Trasporti, tra il ’92 e il ’94».

 La proposta è successiva.
 «Sì, ma iniziai a occuparmi di questi problemi».

 Ad esempio?
 «La gestione dell’aeroporto di Alghero».

 Nel 1994, da neo deputato, lei voleva andare però alla commissione Cultura.
 «E’ la materia in cui sono più ferrato».

 Com’è che finì alla commissione Trasporti?
 «Tore Cherchi, che era il nostro coordinatore, ci assegnò incarichi che interessavano maggiormente la Sardegna».

 Pensò subito alla continuità territoriale?
 «No. Inizialmente mi occupai dell’intesa della Regione con le Ferrovie, scoprendo che i 1500 miliardi promessi da Necci non esistevano».

 Quand’è che passò agli aerei?
 «Prima con la riforma dell’Enav, poi fui nominato relatore sull’istituzione dell’Enac».

 La continuità territoriale?
 «Fu ancora Cherchi a darmi l’idea. Era il 1996 e lavorai sul modello della Corsica e di altre regioni europee».

 Incontrò resistenze?
 «Inizialmente no, anzi. A Roma il rapporto con gli esperti e il sindacato fu positivo».

 E in Sardegna?
 «Un po’ meno».

 Perché?
 «Il sindacato vedeva più i rischi per i posti di lavoro che le potenzialità di sviluppo».

 E nel partito?
 «Nessuno si diceva contrario, ma erano più i però dei sì».

 La proposta di legge, firmata anche dagli altri deputati sardi dell’Ulivo, fu approvata subito in commissione, mentre in aula ci fu battaglia.
 «Cherchi, relatore della Finanziaria, e Macciotta, sottosegretario all’Economia, mi dissero di trasformarla in un emendamento al collegato alla Finanziaria del 1999».

 Fu costretto a ridimensionarla?
 «Dovetti togliere la parte dei trasporti marittimi».

 Fu un danno?
 «Per la parte tagliata, un rinvio. Ma era inevitabile per sfruttare l’occasione».

 Chi si opponeva?
 «Il Centrodestra».

 Può fare i nomi?
 «Massidda, di Forza Italia, chiese di togliere l’emendamento dal collegato».

 E An?
 «Anedda fu durissimo, ci accusò di fare propaganda in vista delle elezioni regionali».

 Perplessità nel Centrosinistra?
 «No, fu compatto. Questa legge è del Centrosinistra».

 La rifarebbe com’è?
 «Anche alla luce di quello che è successo, l’impianto non è modificabile».

 I Riformatori hanno riproposto il modello corso.
 «La verità è che non sanno di quello che parlano».

 Cioè?
 «Loro sì fanno propaganda a buon mercato».

 Non crede al modello corso?
 «Intanto nei voli per Parigi hanno il nostro sistema».

 Ma per Marsiglia e Nizza non c’è la tariffa scontata ma il rimborso ai residenti.
 «Sa cosa significa? Che la legge per la Sardegna avrebbe bisogno di 600 miliardi di lire l’anno».

 Gli utenti ne avrebbero un vantaggio?
 «In termini tariffari assolutamente no».

 A chi gioverebbe?
 «Alle compagnie aeree. Quella dei Riformatori è la cosiddetta legge Meridiana. Claudio Miorelli me ne parla dal 1996».

 Perché?
 «Noi abbiamo lavorato sull’abbattimento dei costi. Da noi più passeggeri volano e meno lo Stato paga, col modello corso più passeggeri volano più lo Stato paga».

 Ma lo Stato non dovrebbe farsene carico?
 «I Riformatori, e l’ho già detto a Cossa, non possono presentare una legge senza dire dove si trovano le risorse. Troppo facile se non riescono a trovarne per quella in vigore».

 Anche perché risultano esserci soldi non spesi e fondi tagliati. O no?
 «Certo. C’erano 70 miliardi di lire l’anno, la gara è costata 43 miliardi nel 2002. La Regione aveva disponibili altri 23 miliardi e non li ha usati. I Riformatori dovrebbero parlare di questo. E non solo loro».

 Chi altro?
 «La giunta. Non ha attivato le rotte che poteva finanziare con i propri fondi e non ha speso i 30 miliardi l’anno, per le merci, disponibili dal 2000. Siamo arrivati a 120 miliardi fermi lì, inutilizzati».

 Perché?
 «Perché la giunta non ha fatto la conferenza di servizi. Il bello è che poi cercano di prendersi i meriti altrui».

 La Regione dice che nel 2003 non ci saranno tagli.
 «Ma non è vero. La finanziaria nazionale ha esteso il principio ad aree del Nord. Giusto, ma non coi soldi della Sardegna».

 Cosa non ha funzionato?
 «Probabilmente ci vuole più flessibilità nel numero dei voli scontati: da incrementare in certi periodi, da ridurre in altri. La legge lo prevede».

 Cosa pensa del balzello del 30 per cento sui biglietti e le prenotazioni annullati?
 «Appunto, un balzello. La legge non lo prevede».

 Perché è stato messo?
 «Le compagnie cercano di boicottare la legge».

 Di chi le responmsabilità maggiori?
 «Tre tipi. Uno di natura culturale».

 In che senso?
 «L’Italia non era pronta a gestire una rivoluzione del sistema dei collegameti aerei. Per fortuna ci hanno creduto i miei amici dell’Enac».

 La seconda?
 «Delle compagnie. In nessuna parte d’Europa ci sono stati undici ricorsi».

 Ma vedevano un danno.
 «Miopia. Dopo l’11 settembre la Sardegna è stata l’unica regione europea ad aumentare il traffico aereo di oltre il 13 per cento».

 La terza?
 «Gli errori della Regione. Ma con alcuni distinguo».

 Sentiamo.
 «Appena eletto presidente, nel 1999, Pili convocò la conferenza di servizi. La sua unica preoccupazione era la presenza delle televisioni. Fece un pasticcio e tutto fallì».

 Poi?
 «Mario Floris si comportò più seriamente. Capì le potenzialità della legge, la studiò, ci coinvolse e la sua conferenza andò a buon fine. Anche se cu furono tempi lunghi sulle procedure e infine i ricorsi».

 Cosa avrebbe fatto al posto della Regione?
 «Mi sarei avvalso di esperti veri. Palomba, che aveva seguito la fase preparatoria, lo avrebbe fatto».

 E’ preoccupato?
 «Sì. C’è un arretramento di cinque anni. Tremonti sta tagliando tutto, dai trasporti aerei alle strade, e la Regione non protesta».

 Qual è il suo giudizio sul Centrodestra sardo?
 «Pessimo. Una maggioranza dei ribaltoni non può essere diversa».

 E sull’opposizione di Centrosinistra?
 «Sconta l’assenza di leadership e si muove in ordine sparso, ma ultimamente ho visto un risveglio».

 Primarie per il leader?
 «Se necessario, sì».

 Quando?
 «Subito. Guai ad aspettare gli ultimi mesi».

 Lei è dell’area Berlinguer. Cosa pensa della gestione dei Ds?
 «Sono più ottimista rispetto al congresso di Pesaro».

 Perché?
 «Grazie ai movimenti il partito si sta sintonizzando meglio con la società».

 In Sardegna?
 «Cugini ha capito l’importanza della gestione unitaria e io mi sono battuto per il nostro ingresso in segreteria».

 Cofferati come leader?
 «Ha un futuro politico importante nella sinistra, si muove con intelligenza e può recuperare la fetta di delusi».

 C’è un rischio scissione?
 «Va evitato, io non ci starei. Si lavora per aggregare».

 E il leader dell’Ulivo?
 «Prodi. Con lui possiamo tornare a vincere».

 Senta, sul suo tavolino c’è l’Odissea. Perché?
 «Di recente ho letto “La mente colorata”, di Piero Citati, un saggio sull’opera di Omero. E mi è venuta voglia di riprenderla in mano».

 Un viaggio, quello di Ulisse, durato vent’anni.
 «Il mio è durato meno».