Giuseppe Pisanu


Da La Nuova Sardegna
15.10.2008

«Soru sta scappando, è un errore»

di Filippo Peretti

SASSARI. Fine settimana sardo per Beppe Pisanu, il neo presidente della commissione parlamentare Antimafia. Il suo «no grazie» alla candidatura alla presidenza della Regione per il Centrodestra non lo ha distratto dai temi isolani. Il più autorevole tra gli esponenti isolani di Forza Italia manifesta preoccupazione per una crisi politica, apertasi con le dimissioni di Renato Soru, che va ad aggiungersi a una crisi economica gravissima. E come Pietro Soddu, dalla sponda del Centrosinistra, anche Pisanu fa una proposta per l’emergenza che eviti le elezioni anticipate.

— L’ipotesi delle elezioni anticipate vi ha preso in contropiede?
«No. Temevamo che davanti alla rottura della maggioranza e all’infierire della crisi economica e sociale, Soru e i suoi sarebbero scappati invece di fronteggiare col massimo impegno una così difficile situazione».

— Perché dice”temevamo”? Avete paura delle elezioni anticipate?
«Non temiamo per la nostra parte politica, ma per quel che può accadere a una Sardegna senza governo, mentre infuria la crisi generale e le stesse organizzazioni sindacali lanciano allarmi per la sicurezza e l’ordine pubblico. Nel momento di massima difficoltà Soru e la maggioranza hanno il dovere di garantire almeno un minimo di governabilità».

— Un dovere cui, di solito, viene richiamata anche la minoranza.
«E infatti anche l’opposizione deve fare la sua parte».

— In questo caso?
«Secondo me deve inseguire la maggioranza in fuga, richiamarla alle sue responsabilità offrendo la propria collaborazione per un programma di emergenza in difesa del lavoro, della famiglia e dell’impresa».

— L’opposizione, dopo le dimissioni di Soru, ha invece chiesto subito elezioni.
«E’ stata una reazione immediata e comprensibile. Ma l’aggravarsi della situazione generale della Sardegna ora induce ad altre riflessioni. Quando cominciano a mancare pane e lavoro, le divisioni politiche devono lasciare il
posto all’impegno comune verso i più esposti e i più deboli. Altrimenti la politica si fa barbara».

— Ma a questo punto le elezioni anticipate sembrano inevitabili.
«Il giovane Letta, con l’assenso di Soru, dice di sì. Entrambi avranno anche le loro buone ragioni, ma sono ragioni personali e di fazione, che non corrispondono agli interessi reali della Sardegna e dei sardi».

— Lei cosa prevede?
«Siccome è Soru che ha le carte decisive, le elezioni diventano inevitabili».

— Sono un errore?
«Un errore e un danno per la Sardegna.

— Ma il Centrodestra non ha da guadagnare dalla crisi della maggioranza?
«Sotto questo aspetto le elezioni anticipate costituiscorno un vantaggio per noi».

— E’ vero che siete avanti nei sondaggi?
«Sì, ci danno nettamente vincenti».

— E allora?
«Non è una gran soddisfazione vincere in questo modo».

— Al posto delle elezioni anticipate lei propone un programma di emergenza da concordare tra maggioranza e opposizione. Su quali punti?
«Il varo della Finanziaria e l’approvazione di ogni utile misura per rispondere subito alla tremenda crisi eonomica e sociale che si è abbattuta sulla nostra isola».

— Come fare? Il Centrosinistra è diviso anche sull’emergenza.
«E questo complica le cose e comunque dimostra che le responsabilità sono tutte di a Soru e dei suoi alleati».

— In quattro anni e mezzo non c’è stato dialogo tra maggioranza e opposizione.
«Il dialogo lo hanno sistematicamente evitato Soru e la sua giunta, non certo l’opposizione, che invece aveva tutto l’interesse a coltivarlo almeno per mitigare gli eccessi della personalizzazione del potere da parte del presidente».

— Come è possibile recuperare proprio oggi il dialogo?
«La domanda va fatta a Soru e al Centrosinisra. Loro hanno aperto la crisi, solo loro hanno la forza per superarla».

— Si aggrava la situazione della chimica sarda. Ci sarà il tavolo nazionale?
«Io credo che lo si debba aprire, ma ad una precisa condizione: che vi partecipino i massimi responsabili nazionali del sindacato e dell’industria».

— Perché?
«Perché tocca prima di tutti a loro dire chiaramente se c’è ancora posto per la Sardegna nei programmi della chimica italiana».

— Da come lo dice sembra che dubiti delle loro reali intenzioni.
«Dubbi a parte, ho il timore che si voglia scaricare il peso di questa vicenda sulle spalle purtroppo deboli dei sindacalisti e dei politici sardi. Facendo crescere l’incertezza, la paura e il rischio di gravissime tensioni sociali».

— I sindacati si sono rivolti al prefetto di Sassari per la preoccupazione che ci possono essere pericoli per la sicurezza e l’ordine pubblico. Da ex ministro dell’Interno vede questi rischi?
«Anch’io ho il timore che nella protesta legittima dei lavoratori e delle nostre popolazioni possano inserirsi gruppi estremisti con lo scopo di deviarla dal suo naturale alveo democratico».

— Il rischio che si diffonda il caso Grecia?
«Qualcosa del genere. Anche perché gli anarchici sono collegati tra loro da un paese all’altro e fanno ormai da coagulo ai più svariati gruppi estremisti».

— La politica può prevenire questi fenomeni?
«E’ in grado di farlo tagliando l’erba sotto i piedi ai contestatori, cioè dando risposte adeguate alla domande più pressanti che salgono dalla società civile».

— Anche i sindacati, come pure gli industriali, hanno chiesto che non si vada alle elezioni se non si approva la Finanziaria.
«Rinviare la Finanziaria sarebbe come tagliare l’ultimo ormeggio e mandare l’isola alla deriva».

— Lei sta dando una priorità ai temi economici e sociali rispetto a quelli politici. Preoccupato dalla recessione?
«Purtroppo sì. Come dicono gli esperti sarà lunga e dolorosa e colpirà con particolare durezza le regioni e le categoria sociali più deboli. Dobbiamo perciò fronteggiarla con ogni mezzo possibile».

— Mi sembra che ci sia una certa concordanza tra l’idea di Pietro Soddu, cioé la tregua tra maggioranza e opposizione, e la sua idea di collaborazione per l’emergenza.
«Sì, posto che l’intenzione sia quella di anteporre il bene comune dei sardi agli interessi di parte».

— Soddu propone che i due schieramenti decidano il da farsi anche attraverso le elezioni primarie.
«Sarebbe una buona idea se le primarie si svolgessero con regole precise».

— Non si svolgono con regole precise?
«Lo dice l’esperienza: da noi chi organizza le primarie stabilisce anche il risultato, senza che alcuna autorità terza possa esercitare il benché minimo controllo».

— Sui numeri?
«Nelle primarie cinque più uno fa cinquantuno».

— Soddu, sottolineando che la crisi ha origine anche nell’attuale squilibrio istituzionale, parla di un presidenzialismo da attenuare con il bilanciamento dei poteri.
«Sono d’accordo. Il presidenzialismo funziona bene quando ha contrappesi adeguati che lo tengano rigorosamente nell’ambito della regola democratica e dell’interesse generale».

— Anche lei teme il pericolo del populismo?
«Del populismo da un lato e della personalizzazione del potere dall’altra».

— Le elezioni anticipate saranno pure, come dice lei, un errore, ma si avvicinano sempre più. Il Centrodestra aspetta Berlusconi per scegliere il candidato?
«Non credo che Berlusconi voglia imporre niente a nessuno. Piuttosto sta aspettando che gli arrivino dalla Sardegna indicazioni chiare sulla coalizione, sul programma e sul candidato alla presidenza».

— Chi deve mandargli le indicazioni?
«Tocca ai dirigenti sardi compiere, qui in Sardegna, le mosse decisive per costruire un’alternativa valida a Soru e al suo malandato Centrosinistra».

— Di recente a Roma c’è stato un incontro di partito sul caso sardo. Nessun passo in avanti?
«Non ero presente e a quanto mi risulta si è parlato solo di problemi interni».

— L’impressione è che il Centrodestra sardo sia diviso e in ritardo.
«Non ci sono divisioni, ma solamente discussioni su come costruire una buona coalizione che vada oltre i confini tradizionali del Centrodestra ed esprima un programma e un candidato all’altezza della situazione».

— Optando per la presidenza della commissione Antimafia, lei ha rinunciato a candidarsi alla presidenza della Regione.
«Non mi considero adatto a quel ruolo. E comunque ritengo di poter essere ancora utile alla Sardegna da senatore della Repubblica. A Roma, diceva Paolo Dettori, per fare pane alla Sardegna. Io ci credo ancora».

— Sceglierete il candidato in base ai sondaggi?
«I sondaggi hanno la loro importranza, credo però che conti di più la valutazione complessiva di tutti i gruppi che si stanno alleando, dal più grande al più piccolo».

— Forza Italia è divisa su molti candidati alla presidenza. Lei chi propone o sostiene?
«Il candidato che sceglierà la coalizione avrà il mio pieno sostegno».

— Quali sono le caratteristiche del suo candidato ideale?
«Una valida esperienza politico-amministrativa e un attaccamento profondo alla questione sarda».

— Ha lavorato negli ultimi anni per costruire il cosiddetto partito dei sardi.
«Ho sempre parlato e continuo a parlare di un ampio schieramento autonomista che non sia soltanto contro Soru ma soprattutto per la Sardegna».

— Si puà realizzare?
«Penso di sì».

— Anche con l’Udc?
«Certamente, l’Udc è un interlocutore affine e autorevole. L’importante è che ci sia comprensione reciproca e ugula rispetto fra tutte le forze della possibile coalizione autonomista».

— C’è un’apertura anche al Psd’Az?
«E perché no? Penso anzi che si debba favorire questa partecipazione. Il Partito sardo d’Azione ha una specifica valenza autonomista che può arricchire la coalizione».

— Il Centrodestra autonomista. E’ una conversione?
«Lei sta parlando con me, non con il Centrodestra e in ogni caso negli ultimi quindici anni l’autonomia è sempre stata coltivata come un valore fondante dal Centrodestra sardo».

— Su cosa si basa il programma?
«Stiamo facendo proprio in questi giorni un sondaggio popolare, ma le ricordo che già alle elezioni politiche abbiamo presentato un programma per la Sardegna in cinque punti: insularità, continuità territoriale, infrastrutture, ambiente, energia. Un programma sardo che Berlusconi, dopo averlo approvato pubblicamente, sta ora rispettando».

— A otto mesi dalle politiche, come farete la campagna elettorale?
«L’hanno già fatta per noi Soru e la sua sgangherata maggioranza. Per parte nostra daremo la massima importanza alle cose da fare per rimettere in piedi la Sardegna».